martedì 22 novembre 2011

Bambini e Internet

POSTATO dal prof d’italiano:

Due articoli interessanti su bambini e Internet, pubblicati da la Repubblica il 20 novembre 2011.
Bimbi su Internet, la svolta dei pediatri Anche a 7 anni se i genitori vigilano
Di Vera Schiavazzi


Dieci anni sono troppi per iniziare a usare Internet, meglio farlo a sette, seguendo l'esempio di Danimarca e Svezia: la presenza di un adulto resta indispensabile, ma l'accesso precoce al computer potrà evitare un ritardo, quello italiano, che rischia di diventare un vero e proprio svantaggio sul piano della conoscenza. L'invito arriva dagli Stati Generali della Pediatria italiana, dove ieri è stata presentata Eu kids Online, la più grande ricerca mai realizzata (25 paesi coinvolti e 25.000 ragazzi tra i 9 e i 16 anni intervistati, nel quadro del Safer Internet Programme dell'Unione Europea). E anche se usare il pc per due ore al giorno o più resta fortemente controindicato, la linea degli esperti è cambiata: non meno, ma meglio. «Nonostante dati che possono destare preoccupazione è giunto il momento di proporre un uso positivo della rete - spiega Alberto Ugazio, il presidente della Sip, la Società italiana di pediatria che ha promosso gli Stati Generali - La ricerca mostra anche come i ragazzini italiani utilizzino la rete come strumento di conoscenza meno dei loro coetanei (solo il 49 per cento dispone di un collegamento a scuola, contro una media europea del 63). E l'81 per cento dei genitori di chi ha visto o ricevuto immagini offensive ignora che il fatto sia avvenuto». Molti sono gli usi positivi: l'85 per cento degli intervistati italiani si serve della rete per le ricerche scolastiche, per giocare (83%), per comunicare con gli amici (62%), mentre il 57% ha almeno un profilo personale su un social network. Restano temibili i rischi di cyber-bullismo (il 6 per cento ha ricevuto messaggi offensivi), la pornografia (il 7 per cento dichiara di aver visto immagini a sfondo sessuale) e il sexting (il 15 per cento del campione ha ricevuto o inviato immagini a carattere sessuale). Come rimediare? I pediatri italiani hanno messo a punto un Manifesto, il primo che non si limita a suggerire divieti ma avanza proposte concrete di media education. Cominciando dagli strumenti: Banda Larga ovunque (oggi la copertura ha da poco superato il 21%, contro il 26 per cento della media europea), una Lim (lavagna interattiva multimediale) in ogni aula mentre oggi ne esiste soltanto una per scuola, l'aggiunta di e-book ai testi tradizionali. Ma, soprattutto, gli esperti della Sip (che ieri hanno ricevuto l'adesione di altri soggetti coinvolti nel rapporto tra rete e bambini, come gli agenti della Polizia Postale) ritengono che l'uso "precoce" della tecnologia consentirebbe di pensare al web come a uno degli strumenti indispensabili all'educazione. «La mediazione di un adulto, insegnante o genitore, resta indispensabile - sottolinea il presidente della Sip - ma occorre cominciare fin dalle prime classi elementari. Per farlo serve investire sulla formazione dei docenti, sapendo che quanto si impara a scuola si rifletterà sull'intera società, come nei progetti come "Nonni al computer", dove gli allievi delle scuole medie insegnano agli anziani». Ultimo tassello, le lezioni videoregistrate, per usarle a casa senza limiti di tempo.


Lo psichiatra Pietropolli Charmet: “I piccoli sono consapevoli, ma molte mamme no”
“L’amico sul web oggi diventa una ricchezza”

«Le proposte dei pediatri sono ottime. Ora bisogna fare un passo in più e ammettere che il web può essere uno strumento utile non solo per la scuola e lo studio, ma anche sul piano affettivo e relazionale». Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra e psicoterapeuta, uno dei massimi esperti italiani del rapporto tra rete, bambini e ragazzi, commenta così il “manifesto” lanciato ieri.
I dati confermano che molti adolescenti sono indifesi sul web. Non lo ritiene un pericolo?
«Ritengo gli incontri in rete molto meno rischiosi di quelli reali, che possono avvenire per strada, all’uscita da scuola e dal centro sportivo. La seduzione diretta, reale, può essere ben più coinvolgente di quella online. Soprattutto, penso che la migliore difesa sia la consapevolezza. Molti ragazzini ce l’hanno già e possono difendersi, molte mamme sono indietro e devono acquistarla».

POST SCRIPTUM:
Per quello che può valere la mia opinione, ho avuto modo di leggere altre cose di questo “massimo esperto” e, devo dire la verità, mi è sembrato parecchio banale e per di più anche molto presuntuoso. Prendiamo pure le sue parole per buone, ma lasciatemi coltivare qualche dubbio nei suoi confronti.
(Il prof)

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