giovedì 29 marzo 2012

James Cameron nella Fossa delle Marianne

POSTATO dal prof d’italiano:

Questo articolo è stato pubblicato da la Repubblica il 27 marzo 2012; secondo voi possiamo paragonare James Cameron all’Ulisse dantesco, che vuole andare a vedere che cosa c’è al di là delle Colonne d’Ercole?

Undicimila metri sotto i mari
l'impresa di James Cameron giù nella Fossa delle Marianne

di Federico Rampini
NEW YORK - «Laggiù il paesaggio è tetro e spoglio come sulla luna. Neppure le meduse e gli anemoni di mare riescono a spingersi così in fondo». C'è riuscito il regista di Titanic e Avatar, con un'impresa eccezionale e ad altissimo rischio che sposta i confini dell'esplorazione marina. Ne erano morti cinque prima di lui, inseguendo questo exploit estremo. James Cameron si è conquistato il titolo di «Steve Jobs dell'oceanografia», come lo definisce l'esperto di sommergibili militari Alfred McLaren.
Altro che dilettantismo: otto anni di preparazione top secret, in Australia, hanno preceduto la straordinaria impresa di questa domenica: la conquista dell'Abisso Challenger, il punto più profondo della Fossa delle Marianne, 6,8 miglia marine sotto l'oceano Pacifico. «È solo un inizio - ha commentato Cameron appena tornato in superficie, parlando sullo yacht Octopus a 300 km dall'isola di Guam - ora la scienza potrà capire meglio quel che accade nelle profondità del nostro pianeta». L'immersione-record del regista 57enne apre possibilità fin qui impensabili: sarà possibile verificare l'ipotesi di forme primordiali di vita, non ancora note, che potrebbero esistere anche in altre parti dello spazio come la luna Europa del pianeta Giove, dove forse vi è un oceano dalle caratteristiche simili. Cameron ha spostato in poche ore le frontiere della conoscenza umana, in un luogo più inaccessibile della luna o di Marte: una dozzina di astronauti hanno camminato sulla luna passandoci più di 80 ore, diverse sonde spaziali sono arrivate su Marte, mentre gli abissi degli oceani sono ancora in larga parte ignoti. E molto più ostili: le temperature sono glaciali, l'acqua marina corrode i materiali e a quelle profondità impedisce la trasmissione radio, il buio è totale. La pressione della massa d'acqua è tremenda: l'equivalente di 1,5 tonnellate per ogni centimetro quadrato.
Cameron ha dovuto ideare e costruire un sommergibile, meraviglia tecnologica che ha battezzato "Deepsea Challenger": quello che "sfida le profondità dei mari".
È come una "torpedine mirata all'ingiù", con un asse verticale che lo distingue dall'asse orizzontale di tutti i sottomarini e sommergibili. Ha dovuto inventare e brevettare materiali speciali, inclusa una "schiuma" adesiva e isolante che resiste a quelle pressioni. Il regista ha sbaragliato qualunque concorrenza, anche delle marine militari più potenti del mondo. I sommergibili di profondità oggi in dotazione a Stati Uniti, Cina, Giappone, Francia e Russia arrivano ad un massimo di 4 miglia sotto il mare. Una sola volta, 52 anni fa, la US Navy mandò un sommergibile nella Fossa delle Marianne, con a bordo il capitano Don Walsh e l'ingegnere svizzero Jacques Piccard: rimasero soltanto 20 minuti e l'operazione fu un fiasco, perché i motori del sommergibile sollevarono una nuvola di sabbia dal fondale che tolse ogni visibilità. Cameron è riuscito invece a fermarsi per ben tre ore, a filmare i fondali (ovviamente in 3D!) illuminandoli con potenti luci Led, a raccogliere campioni di sabbie e rocce con un braccio robotizzato, a misurare temperature, grado di salinità, pressione. Per progettare e costruire il gioiello tecnologico Deepsea Challenger, il regista del Titanic ha schierato una grande coalizione di partner privati: dal National Geographic che sponsorizza tutta la spedizione, al suo amico Paul Allen co-fondatore della Microsoft e proprietario dello yacht Octopus, che ha informato su Twitter il mondo intero via via che l'immersione procedeva. Cameron è stato generoso con le istituzioni di ricerca, coinvolgendo scienziati della Scripps Institution of Oceanography e l'università delle Hawaii. Siamo entrati in una nuova era: gli Stati hanno meno risorse da dedicare a imprese scientifiche tanto costose, così subentrano i privati con mezzi molto superiori. Ma oltre all'eccellenza tecnologica, Cameron ci ha messo tanto coraggio personale e un allenamento maniacale: ha praticato a lungo anche lo yoga, per prepararsi a resistere nove ore immobile in un abitacolo verticale, largo solo un metro, e pieno zeppo di apparecchiature scientifiche.

PER SAPERNE DI PIÙ: deepseachallenge.com http://www.nationalgeographic.it/











1 commento:

  1. Pubblicato da Filippo
    Prof, ha avuto un'ottima idea a pubblicare questo post, così tutti noi ci ricorderemo che per affrontare un'impresa del genere ci vuole molto coraggio.

    RispondiElimina