domenica 20 maggio 2012

Il Golden Gate Bridge di San Francisco

POSTATO dal prof d’italiano:

In preparazione alla geografia e alla storia dell’anno prossimo, potete leggere questo articolo (pubblicato da la Repubblica il 13 maggio 2012) su uno dei simboli più noti degli Stati Uniti d’America.
Un ponte contro la Depressione - l'America celebra il Golden Gate
di Federico Rampini


SAN FRANCISCO - La Frommer's Guide lo definisce «il ponte più fotografato del mondo». Di certo è il più amato dal cinema, appare in decine di cult-movie che vanno da Hitchock ("La donna che visse due volte") a "Il laureato", "Superman", "Basic Instinct" e l'ultimo "Pianeta delle scimmie". Ha il record tragico dei suicidi: oltre 1.300, uno ogni due settimane. Arrivato a 75 anni il Golden Gate bridge si riscopre la vocazione del simbolo politico.
Icona di una battaglia ideologica attualissima. È la più magnifica delle grandi opere infrastrutturali con cui il New Deal di Franklin Delano Roosevelt volle combattere la Depressione degli anni Trenta. Oggi la rete tv più "obamiana", la Msnbc, in una campagna di pubblicità-progresso invoca «il ritorno allo spirito di quell'America, che aveva grandi sogni e grandi progetti collettivi, per il bene comune». Il premio Nobel dell'economia Paul Krugman nel suo nuovo libro ("Fuori da questa crisi, adesso" che uscirà da Garzanti a fine mese) indica come combattere la disoccupazione: rilanciando subito gli investimenti in opere pubbliche. È il modello Golden Gate, contro Mitt Romney e la destra che hanno il progetto opposto: continuare il cantiere neoconservatore di smantellamento di ogni intervento pubblico. Keynes contro Von Hayek, la spesa pubblica anti-recessiva contro il liberismo neoclassico: lo scontro tra le due visioni del mondo viene messo in scena in quest'angolo meraviglioso della baia di San Francisco, la porta dell'oceano Pacifico.
Non è un caso se la città più progressista d'America, quella che ama definirsi capitale della Left Coast (la costa "di sinistra", anziché "occidentale"), lavora da mesi per organizzare una grande festa popolare il 27 maggio, giorno del 75esimo compleanno. Gli organizzatori si attendono un tale afflusso di massa che quella domenica dovranno chiudere il ponte ai pedoni: rischia di arrivare un milione di persone e la struttura non reggerebbe il peso.
La storia di questa icona è un pezzo di biografia della nazione americana. Ed è ricca di sorprese.
Il ponte era bianco quando lo attraversò Dustin Hoffman al volante dell'Alfa Duetto ne "Il laureato": il colore rosso è uno strato di antiruggine applicato durante un lavoro di manutenzione, piacque tanto da diventare definitivo.
La costruzione del Golden Gate era "nei cassetti" dell'amministrazione pubblica prima ancora che Roosevelt s'insediasse alla Casa Bianca. Rischiava di rimanere nel libro dei sogni, a causa del crac del 1929 che aveva depauperato il paese. Fu merito del banchiere italo-americano Amedeo Giannini (fondatore della Bank of America) se nel 1932 si riuscirono a collocare i primi bond per il suo finanziamento. E di altri italo-americani è costellata la sua storia. L'operaio Jack Balestreri presente all'apertura del cantiere il 5 gennaio 1933, è stato l'ultimo a sopravvivere, fino al mese scorso. Il sindaco di San Francisco che tagliò il nastro all'inaugurazione il 27 maggio 1937 era Angelo Rossi. A quell'epoca con i suoi 2,7 km di lunghezza e 227 metri d'altezza era il più grande ponte sospeso del mondo. L'American Society of Civil Engineering continua a considerarlo «una delle otto meraviglie del mondo moderno». Se non fu Roosevelt a "inventarlo", ne fece però una potente rappresentazione dell'era che si apriva con la sua presidenza. La fine del laissez-faire [letteralmente “lasciate fare”; è una massima adottata dai liberisti del XVIII secolo, per indicare che non volevano alcuna restrizione all’attività economica. Più in generale, si usa anche per indicare la tendenza a non porre vincoli a qualsiasi attività o desiderio umano – nota del prof]. L'abbandono dell'illusione che i mercati possano autoregolarsi e ritrovare un equilibrio di crescita dopo le crisi. L'intuito politico di Roosevelt coincideva con la teoria dell'economista britannico John Maynard Keynes: gli investimenti pubblici sono indispensabili per colmare un vuoto di domanda, quando le imprese sono sfiduciate e la disoccupazione di massa deprime il potere d'acquisto. Un dibattito al centro della battaglia tra Obama e Romney. È su questa "scelta di modello" che gli elettori si pronunceranno il 6 novembre. Ed è giusto che la festa del Golden Gate abbia questa coloritura politica.
In effetti, prima della sua costruzione San Francisco soffriva di isolamento, mal collegata con la zona nord della baia (Marin, Sausalito, Tiburon). Il prolungamento della California State 1, la strada panoramica, fu uno dei segnali di una rinascita culturale, tecnologica, economica, per quella che divenne poi la capitale della Silicon Valley. Oggi Obama cerca di convincere l'America che la competizione con le potenze emergenti si gioca anche sulla modernizzazione delle infrastrutture: molte cascano a pezzi.
Il "keynesismo sostenibile" si tinge di verde. E anche qui il Golden Gate è all'avanguardia: uno dei primi ad applicare il "congestion pricing", pedaggi per scoraggiare l'uso dell'auto individuale, dopo avere introdotto la pista ciclabile.


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