giovedì 5 gennaio 2012

Scrivere in corsivo

POSTATO dal prof d’italiano:

Questo articolo pubblicato su la Repubblica il 4 gennaio 2012 è dedicato a tutti i miei alunni che odiano scrivere in corsivo (non faccio nomi, ma loro sanno a chi mi riferisco):


Alla ricerca del corsivo perduto
tutti a scuola di calligrafia
Di Maria Novella De Luca
Si iscrivono ai corsi per passione, per divertimento, per bisogno. Per recuperare un'abilità perduta. Per ritrovarsi. Perché la scrittura a mano è un gesto naturale, come camminare, mangiare, dormire, innamorarsi. Perché quei segni, bellissimi o bruttissimi, mai però anonimi, sono lo specchio di noi, e dunque ci appartengono, sono il nostro modo di autografare la vita. Avvocati, medici, notai, maestri, manager, casalinghe, professori, semplici appassionati, giovani, adulti, anziani: in Italia c'è un vero e proprio boom di scuole di calligrafia, in tanti cercano di recuperare quel corsivo appreso da bambini e poi maltrattato, arrugginito, diventato incomprensibile, schiacciato dietro i tasti del computer. E sempre più maestri e insegnanti organizzano lezioni di "grafia" per allievi e scolari ogni anno più allergici all'uso di penne, matite e lapis ben temperati. Più che una moda è un fenomeno vero e proprio, uscito dal fiume carsico e oggi evidente e crescente: basta addentrarsi nella Rete per imbattersi in decine e decine di corsi di calligrafia, che hanno visto negli ultimi anni triplicare gli allievi, in workshop che insegnano la scrittura "cancelleresca" e quella "carolingia", il "corsivo inglese" e il "gotico", in un mescolarsi di saperi dove la filologia incontra il "lettering", e china, pennelli e pennini si uniscono a tastiere fisiche e virtuali. «È un movimento trasversale - racconta Barbara Calzolari, artista e calligrafa di fama mondiale e membro dell'Accademia Calligrafica Italiana - ai miei corsi arrivano persone di ogni tipo, c'è sempre una lunghissima lista d'attesa. È come se oggi, nell'era digitale, un testo scritto a mano, leggibile, bello, avesse acquistato un valore un più... Ma sono in particolare i maestri e le scuole che mi contattano di continuo, i bambini hanno enormi problemi di grafia e disgrafia, sono costretti ad imparare quattro tipi di scrittura diversa, stampatello e corsivo maiuscolo e minuscolo, una complicazione così grande che appena possono abbandonano penne e matite, o utilizzano soltanto lo stampatello. Ed è una perdita enorme, perché con il corsivo il nostro pensiero arriva fluido sul foglio, senza cesure, fratture, è la nostra lingua privata, ci racconta, ci svela». Oggi però oltre il 40% dei giovani tra i 14 e i 19 anni non sa più utilizzare il corsivo, e dunque faticano da matti a prendere appunti durante le lezioni, lamentano i prof di liceo e i docenti universitari. E non è una guerra tra tasti e pennini, tra l'analogico e il digitale, «bensì il bisogno di armonizzare due linguaggi entrambi fondamentali, addirittura fisiologici», dice Federica Pesci, che insegna italiano in un liceo milanese dove i ragazzi si presentano in classe con l' Ipad, «e io credo che sia anche legittimo utilizzarlo, il loro mondo è questo, purché però non smettano di usare, anche, la penna». Dall'Aci, Associazione Calligrafica Italiana, alla Confederazione Europea di Calligrafia, l'elenco delle scuole dove imparare a vergare il gotico minuto o semplicemente un buon corsivo, è lunghissimo, e gli artisti del pennino e dell' inchiostro sembrano vivere una rinascimentale age d'or [*]. «Quando spiego che lavoro faccio - racconta Massimo Ivaldi, giovane calligrafo fiorentino - le persone mi guardano un po' stupite e un po' ammirate. Sono figlio di un tipografo, e dunque tra le lettere e l'odore dell'inchiostro ci sono cresciuto e fin da piccolo ero affascinato dai caratteri corsivi. A 18 anni ho rilevato il laboratorio, ma stampare volantini, tesi di laurea e biglietti da visita non mi bastava più. Così ho iniziato a studiare arti calligrafiche, qui, in Toscana, e poi in Inghilterra, negli Stati Uniti. Adesso lavoro moltissimo, la scrittura a mano è sempre più ricercata, magari per poi scannerizzarla e inviarl a via mail, mi chiedono di vergare inviti per i matrimoni, per i grandi eventi, le sfilate di moda, addirittura, in qualche caso, lettere private, testamenti... ». Ma bisogna andare sul sito di Monica Dengo, artista, designer e calligrafa che lavora tra l'Italia e gli Stati Uniti, ideatrice del corso per corrispondenza «Freehandwriting», autrice del libro per bambini "Penne in pugno", e di diversi manuali per insegnare a tutti il corsivo, per capire da dove nasce questo nuovo amore per la scrittura a mano. «I miei corsi per corrispondenza, così come quelli dal vivo, sono sempre molto seguiti, un pubblico variegato di tutte le età, in egual misura maschile e femminile. La mia sensazione - dice Monica Dengo - è che le persone vogliano liberare la propria scrittura, quasi fosse un esercizio psicologico. Ma è dai bambini che bisogna ricominciare: da anni faccio un percorso in alcune scuole elementari insegnando un altro corsivo rispetto alla "gabbia" dei quattro tipi di scrittura che vengono loro imposti dai programmi ministeriali. E vedo con che felicità e velocità i più piccoli imparano...Dobbiamo difendere questo sapere, è qualcosa di vivo, di naturale, ma rischiamo di perderlo per sempre».
[* età dell’oro, nota del prof]


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