lunedì 24 ottobre 2011

Breve storia della camera da letto

POSTATO dal prof d'italiano

Ottimo articolo su un aspetto della vita a cui non si pensa molto. E' stato pubblicato da la Repubblica il 22 ottobre 2011.



Il disegno è di Anna Godeassi
e noi lo pubblichiamo senza averne chiesto l'autorizzazione
(se l'autrice non vuole, ce lo dica e noi lo toglieremo; se no, mille grazie)


BREVE STORIA DELLA CAMERA DA LETTO
Di Bill Bryson
La camera da letto è uno strano posto. Non esiste altro luogo in tutta la casa in cui passiamo più tempo facendo di meno, e facendolo per lo più in silenzio e senza averne coscienza, eppure è la camera da letto che fa da sfondo a molte delle più profonde e persistenti infelicità dell' esistenza. Se siete in punto di morte o malati, esausti, sessualmente frustrati, in lacrime, in preda all' ansia, troppo depressi per affrontare il mondo o comunque privi di serenità e gioia, la camera da letto è il luogo in cui sarà più probabile che vi troviate. È così da secoli, ma, più o meno nello stesso periodo in cui il reverendo Marsham stava costruendo la sua casa, alla vita che si consumava dietro la porta della camera da letto venne ad aggiungersi una dimensione del tutto nuova: la paura. Nessuno aveva mai avuto più ragioni di cui preoccuparsi in uno spazio limitato dei vittoriani nelle loro stanze da letto. I letti stessi diventarono una fonte di particolare inquietudine. Sembrava che non appena si spegnessero le luci anche gli individui più puliti si trasformassero in masse fumanti di tossine. «L' acqua emessa nella respirazione» spiegava Shirley Forster Murphy in Our Homes, and How to Make Them Healthy (1883) «è piena di impurità animali; si condensa sulle pareti interne degli edifici, cola in fetidi rigagnoli e […] penetra nei muri», causando danni di grave ma imprecisata natura. Come mai non provocasse gli stessi danni quando si trovava all' interno del nostro corpo non veniva spiegato, né evidentemente preso in considerazione. Alle coppie sposate si raccomandava l' uso di letti singoli, non solo per evitare il brivido vergognoso di un contatto casuale, ma anche per ridurre la mescolanza di impurità personali. Come spiegava in toni cupi un' autorità medica: «L' aria che circonda il corpo sotto le lenzuola è estremamente impura, impregnata com' è delle sostanze tossiche fuoriuscite dai pori». Fino al quaranta per cento dei decessi in America, stimava un dottore, era causato dall' esposizione cronica all' aria malsana durante il sonno. I letti erano anche una gran fatica. Rivoltare e sprimacciare i materassi era un' incombenza fissa e alquanto pesante. Un tipico materasso di piume conteneva diciotto chili di imbottitura. Cuscini e guanciali ne aggiungevano quasi altrettanti, e tutti i vari pezzi dovevano essere periodicamente svuotati per lasciar respirare le piume, che altrimenti avrebbero cominciato a puzzare. Molte famiglie tenevano branchi di oche, che spennavano per i loro letti forse tre volte all' anno (una cerimonia che doveva essere seccante tanto per la servitù quanto per le oche). Un letto di piume sprimacciato poteva anche avere un aspetto divino, ma presto gli occupanti si ritrovavano sprofondati in una fenditura priva d' aria e dal fondo rigido stretta fra due gonfie colline. Il sostegno era fornito da un reticolo di corde che, quando cominciavano a cedere, potevano essere tese con un' apposita chiavetta, ma non risultavano mai molto comode. I materassi a molle vennero inventati nel 1865, ma nei primi tempi non erano affidabili perché a volte le molle si torcevano, e l' occupante rischiava seriamente di finire infilzato. Un popolare libro americano del diciannovesimo secolo, Goodholme's Cyclopedia, divideva i materassi secondo dieci livelli di comodità. In ordine decrescente, c' erano: piumino, piume, lana, fiocchi di lana, crine, cotone, trucioli di legno, alghe, segatura, paglia. Quando trucioli e segatura figurano fra le dieci migliori imbottiture per un letto, si capisce che si sta parlando di un' età disagevole. I materassi erano ricettacoli non solo di cimici, pulci e tarme, ma anche di topi e ratti. I furtivi fruscii sotto il copriletto erano il triste accompagnamento di molte notti. I bambini che dormivano in letti estraibilia poca distanza dal pavimento avevano più probabilità di familiarizzarsi con la baffuta presenza dei ratti. Nel 1867 un' americana di nome Eliza Ann Summers raccontò di come ogni notte lei e sua sorella andassero a letto cariche di scarpe da lanciare contro i ratti che attraversavano la stanza. Susanna Augusta Fenimore Cooper, figlia di James Fenimore Cooper, diceva di non aver mai dimenticato, o meglio superato, il ricordo dei ratti che zampettavano nel suo lettino d' infanzia. Thomas Tryon, autore nel 1683 di un libro sulla salute e il benessere, si lamentava del fatto che le piume, «luridi e nauseanti escrementi», attirassero le cimici. Al loro posto suggeriva paglia fresca in abbondanza. Pensava anche (a buon diritto) che le piume fossero inquinate dalle feci degli sventurati uccelli a cui venivano strappate. Storicamente l' imbottitura più comune era la paglia, le cui punture attraverso la tela erano un celebre tormento, ma in realtà la gente usava spesso quello che trovava. Nella casa d' infanzia di Abramo Lincoln venivano usati i cartocci essiccati delle pannocchie, un materiale che doveva essere tanto rumoroso quanto scomodo. Se non ci si poteva permettere di usare le piume, la lana o il crine di cavallo erano alternative più economiche, ma tendevano a puzzare. E la lana era spesso infestata dalle tarme. L' unico rimedio sicuro era estrarla e bollirla, un procedimento assai tedioso. Nelle case più povere a volte si appendeva dello sterco di vacca alle colonne del letto nella convinzione che respingesse le tarme. Nei climi caldi, gli insetti estivi che penetravano dalle finestre creavano fastidi e pericoli. A volte venivano drappeggiate reti attorno ai letti, ma sempre con una certa dose di apprensione, perché erano altamente infiammabili. Intorno al 1790 un uomo in visita nel Nord dello stato di New York raccontò di come i suoi anfitrioni, in un tentativo di fumigazione dettato dalle migliori intenzioni, gli avessero riempito la stanza di fumo appena prima che lui si ritirasse, costringendolo a raggiungere il letto a tentoni in una nebbia soffocante. Le zanzariere per le finestre erano state inventate relativamente presto (Jefferson le aveva a Monticello), ma non erano molto diffuse per via del costo. Per gran parte della storia, il letto, in una casa, fu l' oggetto più prezioso. Ai tempi di William Shakespeare, per esempio, un letto a baldacchino decente costava cinque sterline, metà del salario annuo di un maestro di scuola. I letti erano considerati così pregiati che il migliore della casa veniva di solito tenuto al pianterreno, a volte in soggiorno, dove poteva essere mostrato ai visitatori o notato dai passanti attraverso la finestra. In teoria questi letti erano riservati ai visitatori più importanti, ma in pratica venivano usati di rado, una circostanza che ci aiuta a contestualizzare la famosa clausola del testamento di Shakespeare in cui il poeta lasciava alla moglie Anne il secondo miglior letto di casa. La cosa è stata spesso considerata un insulto, mentre in realtà il secondo miglior letto di casa era quasi sicuramente quello matrimoniale, vale a dire quello legato ai ricordi più teneri. Perché Shakespeare lo avesse nominato esplicitamente resta un mistero, visto che in condizioni normali Anne avrebbe ereditato tutti i letti di casa, ma non è affatto detto che si trattasse di un affronto come vorrebbero certe interpretazioni.
(traduzione di Stefano Bortolussi)

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