mercoledì 26 ottobre 2011

5 poesie di Andrea Zanzotto

POSTATO dal prof d’italiano

Nato a Pieve di Soligo il 10 ottobre 1921 e morto a Conegliano il 18 ottobre 2011, Andrea Zanzotto è uno dei poeti contemporanei italiani più conosciuti. Per chi non l’hai mai letto (immagino la maggior parte dei miei alunni), sarà una sorpresa accostarsi alla sua poesia. Ne ho scelte 5 tra le più facili e credo che ancora susciteranno parecchio scalpore; ma provate ad abbandonarvi ad esse, leggetele più volte mentalmente o ad alta voce, cercando di afferrare il suono delle parole e il loro significato: potrebbe essere un’esperienza interessante.



FIUME ALL’ALBA

Fiume all’alba
acqua infeconda tenebrosa e lieve
non rapirmi la vista
non le cose che temo
e per cui vivo

Acqua inconsistente acqua incompiuta
che odori di larva e trapassi
che odori di menta e già t’ignoro
acqua lucciola inquieta ai miei piedi

da digitate logge
da fiori troppo amati ti disancori
t’inclini e voli
oltre il Montello e il caro acerbo volto
perch’io dispero della primavera.

(da “Vocativo” – 1949-1956)

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NAUTICA CELESTE

Vorrei renderti visita
nei tuoi regni longinqui
o tu che sempre
fida ritorni alla mia stanza
dai cieli, luna,
e, siccom’io, sai splendere
unicamente dell’altrui speranza.

(da “IX ecloghe” – 1957-1960)
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AL MONDO

Mondo, sii, e buono;
esisti buonamente,
fa’ che, cerca di, tendi a, dimmi tutto,
ed ecco che io ribaltavo eludevo
e ogni inclusione era fattiva
non meno che ogni esclusione;
su bravo, esisti,
non accartocciarti in te stesso in me stesso

Io pensavo che il mondo così concepito
con questo super-cadere super-morire
il mondo così fatturato
fosse soltanto un io male sbozzolato
fossi io indigesto male fantasticante
male fantasticato mal pagato
e non tu, bello, non tu “santo” e “santificato”
un po’ più in là, da lato, da lato

Fa’ di (ex-de-ob etc.)-sistere
e oltre tutte le preposizioni note e ignote,
abbi qualche chance,
fa’ buonamente un po’;
il congegno abbia gioco.
Su, bello, su.

                Su, münchhausen.

(da “La beltà” 1961-1967)

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LA PACE DI OLIVA

E nel boccio della mattina quasi estiva
egli non ricorda più.
Non ricorda più la data
della pace di Oliva.
Invano fruga l’è il sarà il fu.
Eh     dopo     mi pare
que     e in      vvv
dunque, nel Riss nel Mindel o nel Würm?
O durante un pluviale?
Sottoporre il docente a un test di accertamento.
Segnalarlo al provveditore.
      “Voi là, in fondo. Fermi!
       La smettete?” Smettiamo
       riponiamo smorziamo
       specularmente fermi nel mattutino dolcore
       in un portento ~ in un
       equilibrio del terrore.

(da “Pasque” 1968-1973)

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DA “ANDAR A CUCIRE”

                                 A la Maria Carpèla

              (che la ‘ndéa a pontar par le case)
Si no ‘l te fèsse ‘n paradiso
aposta par ti, anca si paradisi no ghe n’è,
al saràe da méter a l’inferno
l’istesso Padreterno –
la saràe da méter a l’inferno
tuta, tuta quanta “la realtà”,
si par ti no la fésse ‘n paradiso
pien de bontà come la tó bontà,
gnentaltro che ‘l paradiso
come che ti tu l’à pensà.

A Maria Carpel (che andava a cucire presso le famiglie) Se non ti facesse un paradiso / apposta per te, anche se paradisi non ce ne sono, / sarebbe da mettere all’inferno / lo stesso Padre Eterno - / sarebbe da mettere all’inferno / tutta, tutta quanta la realtà, / se per te non facesse un paradiso / pieno di bontà come la tua bontà, / niente altro che il paradiso / come tu l’hai pensato.

(da “Idioma” 1975-1986)

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