POSTATO dal prof d’italiano:
In vista della prossima visita a Madrid, posto alcune cose fondamentali da sapere, in modo da non andare lì come tanti allocchi. Cominciamo dal
MONASTERIO DE EL ESCORIAL
L’immenso monastero dell’Escorial, che si trova un po’ fuori Madrid (sulle colline della sierra de Guadarrama), è insieme monastero, residenza reale, pantheon (ossia luogo di sepoltura) dei più grandi sovrani di Spagna e museo contenente quadri e sculture di grandi maestri.
Venne costruito tra il 1563 e il 1585, sulla base di un progetto di Juan Bautista de Toledo, che venne sostituito da Juan de Herrera, in seguito alla morte del primo progettista. A volere questo palazzo fu il re Filippo II, che desiderava manifestare il suo potere attraverso una costruzione fondata su 2 criteri ben precisi: l’equilibrio e la sobrietà. Il risultato è quest’opera, formata da 2.000 stanze, 2.600 finestre, più di 1.200 porte, 86 scaloni, 16 cortili, 15 chiostri e 88 fontane.
Veduta panoramica
Facciata principale di notte
Facciata sud con la Galleria dei Convalescenti e il laghetto
Facciate nord e occidentale
Facciata est
La visita di questo complesso è impegnativa, perché le cose da vedere sono moltissime.
Non so se potremo vedere tutto e secondo quale percorso, perciò qui di seguito mi limito a scrivere le cose essenziali.
IL PALAZZO:
Si compone di due parti distinte: gli appartamenti di Filippo II, piuttosto sobri, e le sale fatte decorare dai Borboni, che sono molto più ricche: le due parti rappresentano il carattere diverso delle due dinastie.
Al secondo piano si può visitare la sala delle Battaglie, un lungo salone completamente affrescato per ordine di Filippo II. Da qui si può entrare nell’appartamento di Filippo II, cominciando dalle stanze dell’infanta Clara Eugenia, che in realtà furono progettate per la quarta moglie dell’imperatore, Anna d’Austria. Si passa nel salone delle Udienze, che conserva i ritratti degli imperatori, e poi nella galería de Paseos, che contiene carte geografiche del Cinquecento, su tutti i territori «dell’impero sul quale non tramonta mai il sole», e i quadri delle più importanti battaglie vinte da Filippo II. Ci sono poi il salone da pranzo, con vedute delle residenze reali spagnole, e la camera da letto nella quale Filippo II morì il 3 settembre 1598, a 71 anni.
IL PANTHEON DEI RE:
Molto scenografico, il Pantheon è il luogo di sepoltura dei sovrani di Spagna da Carlo V in poi (tranne Filippo IV, Ferdinando VI e Amedeo di Savoia) e delle regini-madri.
Dal soffitto pende un lampadario in bronzo dorato, opera dell’italiano Virgilio Fanelli: alto 2 metri , ha 24 bracci ripartiti in 3 livelli ed è adorno di una moltitudine di volute, angeli e altre figure.
Meno grandioso è il panteón de los Infantes (terminato nel 1888), che accoglie le tombe dei bambini reali, delle regine i cui figli non salirono al trono e di altri principi: tra questi, don Giovanni d’Austria, figlio naturale di Carlo V e vincitore nella battaglia di Lepanto.
Uno dei sepolcri delle infanti
Lavinia Fontana: Sacra Famiglia con S. Giovanni bambino
(uno dei dipinti del Pantheon de los infantas)
LE SALE CAPITOLARI:
Sono due belle stanze che accoglievano il capitolo dei monaci; sono decorate da affreschi di scuola genovese e da grottesche ai soffitti; vi sono la serie di santi e il Sogno di Filippo II di El Greco, La tunica di Giuseppe di Velázquez, dipinti di Tiziano (San Girolamo, Ecce homo, Ultima cena), di Tintoretto e di Veronese, tutti pittori (quelli italiani) che abbiamo visto anche al Palazzo Ducale di Venezia. In un terzo ambiente è conservata La Croce degli Improperi di Bosch.
Qui sotto 3 immagini diverse di queste sale:
El Greco, Sogno di Filippo II
Anche se comunemente noto come Sogno di Filippo II, questo dipinto ha avuto diverse interpretazioni. Inizialmente veniva chiamato La Gloria del Greco; a metà Seicento lo si credeva un’Adorazione del Nome di Gesù, tema tipico della Controriforma. Nel Novecento prevalse il titolo più noto. Ma in anni recenti viene ritenuto una Allegoria della Lega santa, cioè dell’alleanza militare stretta nel 1571 da Spagna, Venezia e il Papa contro i Turchi: in questo senso si pensa che i personaggi inginocchiati in primo piano siano:
- Filippo II in nero
- di fronte a lui, il Papa Pio V, assistito da due cardinali
- il doge Alvise Mocenigo (di spalle, con il manto giallo)
- don Juan de Austria, fratellastro del re morto nel 1578, con l’armatura romana e la spada puntata verso terra.
Rimangono tuttavia molti dubbi sull’interpretazione di questa tela, sul periodo in cui è stata dipinta, sulle circostanze in cui è stata ordinata al pittore e sui suoi significati allegorici.
Sulla roccia nell’angolo a sinistra compare, in caratteri greci minuscoli, la firma del pittore: Domenikos Theotokópoulos Krès Epoíei.
Velázquez, La tunica di Giuseppe
Realizzato nel 1630, questo dipinto raffigura la scena biblica della storia di Giuseppe e dei suoi fratelli che, gelosi della sua superiorità, lo vendettero a una carovana di ismaeliti. Velázquez ha ristretto il numero dei fratelli di Giuseppe da 10 a 5. due di loro mostrano all’anziano padre la tunica macchiata di sangue di capra per convincerlo della morte del figlio prediletto. Giacobbe, seduto su un piccolo seggio posto su un tappeto, tende in avanti le braccia mostrando il dolore sul volto. Sul lato opposto un altro fratello di Giuseppe, di spalle, sembra far finta di piangere, portando le mani al viso. Altri due, appena accennati, si stagliano su un fondo liscio che, presumibilmente, il pittore aveva pensato come ampliamento del paesaggio sulla sinistra. Il cagnolino abbaia ai fratelli menzogneri di Giuseppe, come se intuisse il loro tradimento. È un particolare vivace, che mostra quanto Velázquez fosse un attento osservatore della realtà. Il pavimento quadrettato (unico esempio nell’opera del pittore sivigliano) dimostra uno studio accurato secondo le regole della prospettiva alla maniera italiana. L’effetto di profondità è dato in parte anche dal bastone lasciato a terra.
Tiziano, San Girolamo
L’opera, inviata a Filippo II nel 1575, è giocata su due aspetti complementari: da una parte c’è l'eremita penitente, concentrato nella meditazione di Cristo, caratterizzato dal sasso e dalla croce; dall’altra l'eremita studioso, impegnato nella traduzione e nel commento delle Scritture, caratterizzato dal libro.
Tiziano, Ecce Homo
Tiziano, Ultima cena
IL CHIOSTRO GRANDE:
Il claustro Principal sorge su due piani (ma quello superiore non è visitabile) collegati da uno scalone con volta ornata dalla Gloria della Monarchia spagnola di Luca Giordano. Al centro del chiostro si erge un tempietto ottagonale di Juan de Herrera, mentre sulle pareti si ammirano gli affreschi con le Storie della Salvazione di Pellegrino Tibaldi.
I MUSEI:
All’interno dell’Escorial troviamo:
- il Museo degli Arazzi, con opere del 1500
- il famoso dipinto del Greco con il Martirio di San Maurizio, con il quale il pittore sperava di entrare nelle grazie di Filippo II, il quale invece non apprezzò la “disarmonia compositiva” dell’opera e l’uso di colori acidi
El Greco, Il Martirio di san Maurizio
Questa grande tela, di quattro metri e mezzo per tre, venne commissionata nel 1580 da Filippo II, che il 25 aprile di quell’anno ordina al priore dell’Escorial di versare al Greco una somma di denaro per l’acquisto dei colori, soprattutto “l’oltremarino”. Il 16 novembre di due anni dopo l’opera, pagata 800 ducati in diverse rate, è finita e firmata (la firma è sul foglio in bocca al serpente in basso a destra). Rappresenta il martirio di san Maurizio, di cui all’Escorial si conservano le reliquie, secondo i fatti narrati nella Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze: san Maurizio e i suoi legionari sarebbero stati uccisi ad Agaune su ordine dell’imperatore Diocleziano, per non aver voluto offrire sacrifici agli dei pagani.
La pittura illustra i diversi momenti del martirio: a destra l’accettazione del martirio da parte del santo e dei suoi seguaci, decisi a sostenere la propria fede contro gli altri soldati romani. In basso a sinistra, la decapitazione dei martiri, con sul fondo delle figure spettrali. Una di queste, attraversata da un raggio di luce, sembra ascendere al cielo. Infine, in alto, la glorificazione tra luce e angeli con le palme e le corone del martirio. Dietro il gruppo di destra, spiccano i ritratti del pittore e di Filippo II con l’armatura.
Il tema dell’opera era tipico dell’età della Controriforma e El Greco lo interpreta con uno stile moderno, che scolpisce con lampi di luce monumentali figure, in una curiosa mescolanza tra terra e cielo. Tuttavia il dipinto non entusiasmò Filippo II, che la fece sostituire con un altro dipinto ordinato appositamente a Romolo Cincinnato.
- il Museo di Architettura, che ricorda le fasi costruttive dell’edificio ed espone disegni originali di Juan de Herrera
- il Museo di Pittura, con tavole di soggetto prevalentemente religioso, tra cui un bellissimo Calvario di Rogier van der Weyden, una Natività del Tintoretto, una Deposizione del Veronese e una Addolorata di Tiziano.
Rogier van der Weyden, Calvario
Tintoretto, Natività
Veronese, Deposizione
LA BASILICA:
Austera, come il granito bruno usato per la costruzione, la chiesa mostra sull’ampio patio de los Reyes una severa facciata scandita da colonne doriche tra archi e finestre e, nel secondo corpo, le sei statue dei re di Giuda. Semplici sono anche il timpano e le due torri gemelle (alte 72 metri ) che sorgono ai lati.
L’interno a croce greca è dominato da una grande cupola alta 95 metri e scandito da volte a botte. La chiesa contiene 44 altari e tra le opere di maggior pregio ci sono:
- nella prima cappella a sinistra il Crocifisso in marmo bianco di Benvenuto Cellini (1562)
- nella capilla Mayor il retablo di 30 metri progettato da Herrera e ai lati dell’altare maggiore i gruppi in bronzo di Leone e Pompeo Leoni, raffiguranti Filippo II e Carlo V con la propria famiglia.
El patio de los Reyes (Il cortile dei Re)
Ancora il Cortile dei Re
LA BIBLIOTECA:
È una lunga galleria, decorata alle pareti da affreschi di Vicente Carducho e di Pellegrino Tibaldi (Le arti liberali) e nelle volte da ritratti di re e uomini illustri; conserva manoscritti arabi ed ebraici, i Cantici di Alfonso X il Saggio, il Codice virgiliano e molte altre preziose opere raccolte personalmente da Filippo II. Oggi in tutto vi sono 40.000 volumi consultabili pubblicamente.
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