lunedì 5 dicembre 2011

Quando e dove sono nati i grandi magazzini?

POSTATO dal prof d’italiano:

In periodo di acquisti natalizi, leggetevi questo articolo de la Repubblica del 22 novembre 2011. E seguite il mio consiglio: non consumate troppo!
Grandi magazzini - Quando Parigi inventò lo shopping
Di Anais Ginori




PARIGI - Tutto è cominciato su un banco ambulante di stole in rue du Bac. Rive gauche, metà dell' Ottocento. Molto prima di conquistare il diritto di voto, le donne hanno ottenuto la libertà di essere frivole, cambiare abito a stagione, reinventarsi uno stile di anno in anno, combinando accessori e tendenze. «Più che oggetti, vendo il desiderio» ripeteva Aristide Boucicaut, che dalla sua bancarella è riuscito a creare nel 1852 il Bon Marché, la prima insegna di quei grandi magazzini, templi del consumismo, poi creati in altre capitali, come Harrods a Londra, Macy' s a New York. Grazie a questo commerciante parigino visionario, i prezzi non erano più contrattati a seconda della cliente e del suo rango sociale, ma diventavano fissi, segnati su etichette. La merce era finalmente esposta davanti al banco, alla portata di tutte. È stato Boucicaut a diffondere servizi come la consegna a domicilio, l'acquisto per corrispondenza, la garanzia "soddisfatti o rimborsati", la follia dei saldi due volte l'anno. Mentre le signore passeggiavano per il magazzino, aveva messo a disposizione una sala lettura peri mariti, un asinello per far giocare i bambini, e le toilettes gratuite, tutte innovazioni per l'epoca. Boucicaut ha tenuto a battesimo lo shopping moderno, come racconta ora il documentario francese Au Bonheur des dames, dal titolo del romanzo di Émile Zola dedicato proprio al Bon Marché, la nascita della grande distribuzione e l'accesso democratico alla moda fino ad allora riservata a nobili e alle borghesi più ricche. Lo scrittore francese - ricorda il film di Christine Le Goffe Sally Aitken, trasmesso in questi giorni da Arte - osservava con curiosità antropologica questa frenesia consumista tutta al femminile, tra emancipazione e nuova schiavitù. Alcune parigine potevano passare fino a dodici ore tra le scaffalature, dilapidando fortune e indebitandosi con voluttà. «Una poesia dell'attività moderna», scriveva Zola. Nei pomeriggi al Bon Marché, poi seguiti da quelli sulla rive droite, tra Printemps, Galeries Lafayette, Samaritaine e Bhv, le donne potevano finalmente girare da sole senza più essere giudicate. L'edificazione di quelle cattedrali commerciali sotto Napoleone III ha segnato l'ascesa di una nuova classe media, simbolo della rivoluzione industriale e dell'avvento delle ferrovie. Attraverso le nuove stazioni della Parigi haussmaniana, i grandi magazzini potevano essere riforniti di "nouveautés", le merci all'ultima moda. Sui vagoni dei treni viaggiavano anche le giovani provinciali come Denise, l'eroina del romanzo di Zola, in cerca di fortuna. Per ampliare il suo primo negozio in rue de Sèvres, Boucicaut si era ispirato all'esposizione universale di Parigi del 1867. Visitando le sale riempite di oggetti e invenzioni provenienti da tutto il mondo, aveva immaginato una struttura nuova, di ferro e vetro, nella quale presentare un'infinità di prodotti, campionari di diverso prezzo e categoria. Scarpe e biancheria per la casa, corsetti e porcellane, profumi e argenteria. Tanti negozi in uno solo. Chiese aiuto all'ingegnere Gustave Eiffel, che intanto stava già progettando una torre per l'esposizione del 1900. Nacque così "Au Bon Marché", cinquantamila metri quadrati su tre piani. Le venditrici, vestite di nero, dovevano assistere le clienti in ogni loro capriccio, seguendole come ombre, portando i loro pacchi nel pellegrinaggio, infine spingendole con eleganza alla cassa. «Ogni donna che entra si deve sentire una regina» diceva Boucicaut che aveva anche creato un sistema privato di assistenza sanitaria e pensione per i suoi quasi duemila dipendenti. Le Galeries Lafayette hanno invece meravigliato i loro clienti con i primi ascensori della capitale, mentre la facciata del Printemps e la sua cupola di vetro sono il trionfo dell' Art Déco. Tutte queste insegne fanno parte della storia di Parigi, sono ormai considerate come delle istituzioni. Nonostante la crisi, il Bon Marché continua la sua vocazione di grande magazzino del lusso, la spesa alla sua Grande Epicerie è il massimo dello snob. Le altre insegne hanno un'offerta globale e popolare. «Tutto sotto allo stesso tetto» è lo slogan delle Galeries Lafayette, 68mila metri quadrati affacciati sul boulevard Haussmann, visitato in questo periodo natalizio da 200mila persone ogni giorno, più di qualsiasi museo. Le eroine di Zola non sono certo passate di moda. Il segreto? Sempre lo stesso. Il desiderio delle donne.

Aristide Boucicaut



Il palazzo del Bon Marché

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