venerdì 30 dicembre 2011

Giovanotti! Giovanotti!

POSTATO dal prof d’italiano:

Giovanotti! Giovanotti! Bisogna aver pazienza con essi, lasciarli fare a modo loro perché mettano giudizio!

Questa frase non è mia, l’ho trovata nel libro che sto leggendo in questo periodo.
Un + sul registro al primo che mi sa dire:
1-     Il titolo del libro
2-     L’autore
3-     Il periodo in cui il libro è stato scritto
Buon lavoro!

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Ebbene sì, Eleonora si è guadagnata un +!
Ma non era tanto difficile scoprire la risposta!
Comunque sono contento che sia stata tu a vincere questo +; perchè sei interessata alla politica e perchè hai 2 genitori che lavorano in Comune. Infatti, oltre al +, ti sei guadagnata anche la lettura di questo passo, tratto da questo libro; con una premessa a mo' di spiegazione:
PREMESSA:
Questo romanzone (la mia edizione consta di 669 pagine) parla di una gran famiglia di nobili nella Sicilia della seconda metà dell'Ottocento. Dopo l'unità d'Italia uno dei membri di questa famiglia diventa deputato al Parlamento italiano...

BRANO:
Era già deputato, consigliere comunale e provinciale, membro della Camera di commercio, del Comizio agrario, presidente del consiglio d'amministrazione della Banca di Credito, consigliere di sconto alla Banca Nazionale e al Banco di Sicilia, e quasi tutto questo non bastasse, lo mettevano in tutte le giunte di vigilanza, in tutte le commissioni d'inchiesta. Ad ogni nuova nomina, egli protestava che era troppo, che non aveva tempo di grattarsi il capo, che bisognava dar luogo ad altri, ma dopo una lunga e cortese discussione doveva finalmente arrendersi alle insistenze degli amici. [...] Questi [cioè il deputato], che oramai non andava più alla capitale, consacrava tutto il suo tempo ai proprii affari, badava alle cose di campagna, migliorava le proprietà comperate dalla manomorta, speculava sugli appalti, si giovava del suo credito presso le amministrazioni pubbliche per rifarsi di quel che gli costava la rivoluzione. E con l'aria di consigliare Giulente [suo nipote e sindaco del paese], lo persuadeva a fare ciò che voleva. Ufficialmente, il sindaco era suo nipote; in fatto, era egli stesso. Non si rimoveva una seggiola, al municipio, senza la sua approvazione; ma specialmente nella nomina degli impiegati, nella concessione di lavori pubblici, nella distribuzione di incarichi gratuiti ma indirettamente o moralmente profittevoli, egli faceva prevalere la propria volontà, proteggeva i suoi adepti fossero anche inetti, metteva avanti la gente da cui poteva sperare qualcosa in cambio, non dava quartiere a quelli del partito avverso, qualunque titolo possedessero, da qualunque parte glie li raccomandassero. Aveva l'abilità di fingersi assolutamente disinteressato, di spingere il nipote a fare ciò che egli stesso voleva come se invece non gl'importasse nulla di nulla, e il Municipio diventava così, a costo di patenti ingiustizie, di manifeste violazioni della legge, un'agenzia elettorale, una fabbrica di clienti.

DOMANDA:
Ti ricorda qualcuno, questo bell'esemplare di politico? Se sì, non postare la risposta: non si sa mai!

1 commento:

  1. caro Profffff,
    dopo lunghe vicissitudini di pubblicazione del presente messaggio, sono giunta alle seguenti conclusioni di fine anno.
    il libro si intitola "I Vicerè" di Federico De Roberto il quale scrisse l'opera tra il 1892 ed il 1894. Libro che non fu ben accolto dalla critica di allora.
    Buona lettura
    Postato da TORY VEGAS alias Eleonora

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