POSTATO dal prof d’italiano:
Apparso su la Repubblica il 3 maggio 2012, questo articolo è dedicato a chi vuol saperne di più sul Quoziente di Intelligenza.
Intelligenti si diventa: ecco la ginnastica che allena la mente
Di Angelo Aquaro
Anche Einstein, nel suo piccolo, aveva torto? "La differenza tra il genio e la stupidità" diceva l'immenso Albert "è che il genio ha i suoi limiti". Contrordine maestro: non solo il genio potrebbe non avere più limiti, ma geni possiamo diventarlo tutti. Anche noi stupidi. E per farlo basterebbe affidarsi a piccoli esercizi quotidiani. Sì, la ginnastica della mente. Gli addominali per la pancia e i test per il QI: il quoziente di intelligenza. Sarebbe tutta questione di allenamento. Intendiamoci: qui non si parla dell'intelligenza intesa come apprendimento. Gli psicologi la chiamano "intelligenza cristallizzata". Ma la definizione coniata da Raymond Cattell giusto cinquant'anni fa rischia di essere fuorviante: perché non è cristallizzata una volta per sempre, ma al contrario "cristallizza" le conoscenze che per tutta la vita non smettiamo di accumulare. Che siano nozioni: quanti pianeti ci sono nel nostro sistema solare. Che siano azioni: saper andare in bicicletta. No, è l' altra intelligenza - identificata sempre da Cattell - quella che finora ci ha intrigato di più: l'intelligenza fluida. L'intelligenza fluida è quella che ci permette di "capire". Cioè di amministrare le informazioni che accumuliamo. L'intelligenza fluida è quella che coglie il senso delle cose: anche di quelle apprese con l'intelligenza cristallizzata. Per tanto, troppo tempo gli scienziati hanno cercato non solo di misurare l'intelligenza - cristallizzata e fluida - con i temibili test di QI: ma anche di misurare gli eventuali miglioramenti. Finora invano. L'intelligenza cristallizzata funziona grazie alla memoria cosiddetta a lungo termine: ricordo dunque imparo. L'intelligenza fluida si basa invece sulla cosiddetta "working memory". Ed è questa la memoria che ci rende quello che siamo: umani. Diversi insomma dalle specie a noi simili come quelle degli altri primati. Per questo la "working memory" non potrebbe migliorare. «L'intelligenza fluida non è culturale» spiega al New York Times Randall Engle della Georgia Tech School of Psychology. «È quasi certamente la parte biologicamente determinata: controllata dalla corteccia prefrontale». E così, ci piaccia o no, in nome del determinismo biologico saremmo condannati alla nostra intelligenza più o meno mediocre. Ma il mondo della scienza è adesso scosso dalle scoperte che hanno spinto proprio il New York Times a dedicare un numero speciale del suo magazine all'ipotesi di due studiosi svizzeri. Negli ultimi cinque anni Suzanne Jaeggi e Marin Buschkuehl avrebbero infatti provato che anche la "working memory" si può migliorare: proprio allenandosi sullo stesso tipo di test che misurano il nostro QI. Basterebbero addirittura dai 15 ai 25 minuti di allenamento al giorno, cinque giorni alla settimana: e le migliorie sarebbero già visibili dopo la quarta settimana di test. I nuovi esperimenti sembrano funzionare soprattutto con i ragazzi: e qui la nuova ipotesi incrocia la vecchia - perché finora si è sempre sospettato che l'intelligenza fluida raggiungesse il suo culmine e smettesse di crescere proprio alla fine dell'adolescenza. Tutti più intelligenti con venti minuti di test in più? Gli stessi scienziati che stanno cambiando la nostra concezione dell'intelligenza non sono così stupidi da crederlo. Ci sono due ma. Il primo è l'eterno nemico di ogni sforzo d'apprendimento e miglioramento: la noia. E nulla è così noioso come un test d'intelligenza: al punto che gli studiosi, per ottenere risultati concreti tra i più giovani, hanno dovuto approntare un sistema di premi e gratificazioni. Il secondo ci riporta ai limiti di ogni allenamento. «Se vai a correre per un mese» ricorda lo stesso Jaeggi «migliori il tuo fisico. Ma sentirai il benessere per il resto della tua vita? Probabilmente no». Parafrasando il vecchio Einstein, davvero allora la stupidità non avrebbe limiti: tirandosi indietro perfino di fronte alla fatica di diventare genio.
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