Postato da Buss
NEW YORK - 'Four More Years': altri quattro anni alla Casa Bianca. Il sogno di Barack Obama si è avverato e l'incubo di passare alla storia come presidente da un solo mandato spazzato via. Anzi, lui che è stato il primo presidente afroamericano, la storia la batte ancora una volta, primo anche ad essere eletto con una disoccupazione così elevata. Non ci era riuscito mai a nessuno. Una carta, quella della cattiva gestione della crisi, su cui il rivale Mitt Romney ha puntato fino all'ultimo, ma senza successo. "Finirò quello che ho iniziato. Il meglio deve ancora venire", sono le prime parole che Obama pronuncia dal quartiere generale di Chicago, dove i suoi sostenitori sono in delirio. Come in tutto il Paese: dalla folla di Times Square a quella radunatasi davanti alla Casa Bianca, per festeggiare come nel 2008. Per esultare e scrollarsi di dosso tutte le paure della vigilia, quando i sondaggi davano un serratissimo testa a testa che lasciava presagire una nottata elettorale difficilissima. Qualcuno agitava lo spettro del riconteggio dei voti in alcuni Stati in bilico - come avvenne in Florida nel 2000 - altri addirittura ipotizzavano uno storico pareggio. Invece, pur senza stravincere come quattro anni fa, per Obama é andata molto meglio del previsto. E alla fine non è servito nemmeno aspettare il risultato dei due Stati in bilico su cui erano puntati gli occhi di tutti: la Florida e l'Ohio. L'agognata soglia dei 270 grandi elettori necessaria per essere eletti è stata superata prima. In questo senso è stato un trionfo inaspettato.
Alla fine sono 303 i grandi elettori conquistati dal presidente, contro i 206 di Romney. Mancano da assegnare i 29 voti elettorali del 'Sunshine State', visto che nella contea di Miami Dade restano da scrutinare circa 20.000 schede inviate per corrispondenza. Voti che non dovrebbero comunque compromettere la vittoria anche in Florida, seppure di un soffio. Per Romney è scivolata via anche la soddisfazione iniziale di aggiudicarsi il voto popolare. Non ha sfondato né tra gli elettori moderati né tra le minoranze, a partire dagli ispanici. E alla fine a livello nazionale si ferma al 48,1% delle preferenze, contro il 50,3% di Obama. A giochi fatti l'ex governatore del Massachusetts ci ha messo un po' per concedere la vittoria. Dopo l'annuncio di tutti i media, ha aspettato un'ora prima di far sapere che aveva chiamato Obama per congratularsi. Poi ha aperto al dialogo: "Auguro al presidente, alla First Lady e alle loro figlie ogni bene. Questi sono tempi molto difficili per la nostra grande Nazione", ha detto rivolto ai supporter riuniti nel quartier generale di Boston su cui già da parecchio era calato il gelo. Niente a che vedere con la folle esultanza del McCormick Center di Chicago, dove gli obamiani a tratti hanno rivissuto le emozioni del 2008. Ed è un Obama versione 2008 quella che sale sul palco: la stessa grinta, la stessa verve, la stessa ispirazione, nonostante l'enorme fatica delle ultime settimane. "Torno alla Casa Bianca più determinato che mai", promette nel tripudio generale, assicurando come "l'America migliore deve ancora venire". Come molto probabilmente deve ancora venire l'Obama migliore, quello che in questo secondo mandato potrà agire senza più essere condizionato dalla prospettiva di una rielezione, di una nuova campagna elettorale all'orizzonte. Un Obama che potrà dare a questo punto il massimo di sé stesso e che dovrà dimostrare una volta per tutte di non essere un presidente dalle promesse non mantenute. Che il cambiamento può essere più incisivo. Obama sa che non sarà facile. Gli americani gli hanno riconsegnato un Congresso spaccato, con la Camera ai repubblicani e il Senato ai democratici. Ma tende la mano e promette di lavorare per trovare "quei compromessi necessari per portare il Paese avanti".
"Lavorerò con Romney - assicura - lavorerò con i leader di entrambe gli schieramenti per affrontare quelle sfide che possiamo risolvere solo insieme". A partire da quella del crescente debito pubblico e da quella della crescita e dell'occupazione: "L'economia si sta riprendendo", ha detto, sottolineando come manchi comunque ancora molto lavoro da fare. Lavoro - è il suo appello - che potrà essere compiuto se tutti si impegneranno a remare nella stessa direzione, quella dell'interesse generale del Paese, mettendo da parte il cinismo e le partigianerie. Intanto l'America, il giorno dopo l'Election Day, fa passi avanti anche su alcune spinose questioni sociali. E grazie ai referendum svoltisi in concomitanza del voto si legalizzano le nozze gay nello Stato del Maine e l'uso della marijuana per fini ricreativi, in Colorado e nello Stato di Washington.
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